Inno alla Creazione

Inno alla Creazione
In quel momento non vi era né l’esistente, né il non-esistente,
tutto profumavo di incenso e rose, allora mi guardai il petto e le gambe e le braccia e i piedi in basso, nel cielo vuoto e blu.

Solo io c'ero, e stavo nel sonno trascendente eterno.
Non vi era aria, né il cielo che è al di là.
Che cosa conteneva? Dove ero? Chi mi proteggeva o chi proteggevo io?
I testi antichi non ve lo diranno, poichè essi non sanno.
C’era l’acqua, insondabile, profonda?
In quel momento non vi era né la morte né l’immortalità.
Non essendovene alcun bisongo e non essendo nato nessun figlio del bisogno.
Ma non c'era ne acqua ne aria ma come una miscela tra essi in cui io fluttuo per sempre da sempre,
mai creato e mai morto, mai cambiato ne modificato, ne in gioia ne in dolore,
ma in perfetta pace certamente si, in infinita potenza equilibrata.
Non vi era segno della notte, né nel giorno,
poichè il mio cielo è blu profondo senza stelle.
L’Uno che sono respirava, senza respiro, per un mio stesso potere.
Oltre a me non vi era nient’altro fuori di me.
In principio vi era oscurità nascosta da oscurità;
indistinguibile, tutto questo era acqua e aria insieme.
Ciò che era nascosto dal vuoto, io, l’Uno, venendo in essere da sveglio mi svegliai,
e sorse in me attraverso il potere dell’ardore, il pensiero creativo e tramite domanda mi domandai,
non essendovi altri a cui porre domande e risposte.
In principio il desiderio venne prima di tutto dissero i testi antichi indu' ma ciò non fu il vero,
in me non sorge alcun desiderio e, "che esso fu il primo seme della mente" non appartiene a me e retta verità.
In me sorse la domanda che ogni essere dovrebbe porsi se si ritiene perfetto e infinito: SONO IO QUESTO?
I saggi antichi che cercavano nei loro cuori con saggezza non scoprirono il legame dell’esistente con il non-esistente, essi non potranno mai dirvi chi io sia, che cosa faccia e cosa pensi e non-pensi.
Fatta la domanda, espresso il dubbio, da essa nacque l'Atman, la coscienza che cerca se vi è alternativa a me che sono L'assoluto e il Brahman Unico e Uno.
Cosi L'Atman, fatto il suo intero ciclo di karma e ruote, di esseri, dei e anime jiva, tornerà senza averne trovati altri: poichè se già esiste Un Perfetto non è possibile ne esistano altri, altrimenti, io, il primo di tutti, non sarei più il perfetto che sono.
E questo è il mio unico dovere che mi viene e sorge del tutto naturale, come mi è naturale crearvi tutti, voi, i molti e i loro molti mondi ed esistenze, e poi riprendervi tutti.
Dimostrando cosi a Me stesso la mia capacità "veramente perfetta" di creare e distruggere, di generare e riassorbire, di essere capace di creare il Relativo.
Poichè un perfetto deve ammettere il difetto.
Un infinito deve essere capace di un qualcosa di finito e limitato, anche.
Un senza tempo e spazio, deve dimostrarsi, ogni tanto, capace di mettersi in gioco, poichè il vivere è solo un mio gioco, e voi tutti i miei attori preferiti.
Che gli attori e le comparse siano belli, brutti, buoni e cattivi non ha alcuna importanza, la rilevanza è che essi facciano il loro show e diano spettacolo vituale della loro breve apparizione sul palcoscenico visibile.
E ciò vale per Dei, Entità, Umani e non umani, animali, erbe e piante, cellule e molecole, energie e vibrazioni.
Chi è perfetto deve ammettere il dubbio e quindi, .. almeno un difetto.
Chi è con me è come me stesso, chi è contro di me và contro se stesso, chi è indifferente a me è incurante della sua stessa vita.
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