SCOPERTO A SUMER UN ANTICO BASSORILIEVO

SCOPERTO A SUMER UN ANTICO BASSORILIEVO VOTIVO… CHE RAFFIGURA IL DIO INDIANO RAMA!

31 Maggio 2017Archeologia, Friends, MesopotamiaGiuseppe Dibello

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Rama, a sinistra, e il suo collaboratore Hanumat raffigurati nel bassorilievo ritrovato da Woolley

È stato scoperto a Sulaymaniyya, città dell’attuale Iraq e dell’antica terra dei Sumeri, un bassorilievo murale in cui sono ritratti gli dèi indù Rama e Hanumat.

Ciò farebbe pensare, con certezza a questo punto, a rapporti e collegamenti tra le popolazioni dell’antica India e quelle della Mesopotamia, se è vero che appunto ne era stato “importato” il culto e se i soggetti ritratti erano tanto famosi da essere oggetto di venerazione pubblica, dunque nota.


L’autore della scoperta è stato l’archeologo inglese Leonard Woolley che, tra le rovine della città di Sulaymaniyya, ha ritrovato una bassorilievo murale dedicato al dio indù Rama, dio-eroe [nostro articolo] le cui gesta sono state narrate nel poema epico indù “Ramayana” e che avrebbe abitato in epoca anti-diluviana le zone dell’India meridionale a ridosso dell’attuale isola di Sri Lanka, dove avrebbe costruito il famoso “ponte di Adamo” ancor oggi visibile sotto le acque poco profonde nelle quali sarebbe sprofondato.

L’altro soggetto ritratto nel bassorilievo, l’uomo-scimmia Hanumat, lo avrebbe aiutato a liberare Sita, la sposa di Rama, che era stata imprigionata dal re Ravana proprio nell’isola di Lanka.

La costruzione del ponte sarebbe servita a poter arrivare sull’isola e liberare la donna, fatto che – stando al racconto del “Ramayana” – accadde con successo, peraltro tramite uno strumento ben diverso da quello di un semplice “mezzo di terra”.

Il bassorilievo ritrovato a Sulaymaniyya è stato datato al 4.000 a.C. e sarebbe il più antico manufatto finora ritrovato dedicato al dio Rama.

La scoperta del bassorilievo raffigurante Rama e Hanumat darebbe conferma a numerose ipotesi, alcune “azzardate” visto lo stato della riflessione pubblica su alcune sistematizzazioni storiche: sarebbe cioè assodato un collegamento fisico e culturale tra le terre dell’India antica e questa zona della Mesopotamia (terre a loro volta popolate e “fondate” dalle popolazioni una volta abitanti gli antichi continenti oggi scomparsi o sommersi di Mu, Atlantide e Lemuria [nostro articolo], intendendo per “terra di Lemuria” quella collocata nella parte di Oceano Indiano compresa tra India occidentale e l’attuale isola del Mozambico).

Questo “collegamento” sarebbe confermato sia dalla presenza di questo culto offerto a Rama sia da altre notizie, dirette e indirette: lo stesso Abramo, il “padre” delle tre religioni monoteistiche e figura dell’antico ebraismo, nonché progenitore di Gesù, sarebbe stato un attuale indo-asiatico ma di sicura discendenza “ariana”, un’antica popolazione di eroi dalle caratteristiche quasi “divine”, dalla carnagione chiara e dai capelli biondi o rossicci, proveniente da antiche terre oggi scomparse.

La tribù di Abrahmo invece era originaria della zona attualmente compresa tra Afghanistan, Pakistan e lo Stato indiano del Kashmir; si sarebbe poi spostata nella città mesopotamica di “Ur dei Caldei” (così chiamata non per il nome di una popolazione ivi pre-esistente ma per la denominazione di una casta sacerdotale di “brahmini” indù – ‘maestri spirituali’ – alla quale apparteneva lo stesso Abramo).

Questo fatto – la provenienza di Abramo dalle terre comprese tra gli attuali Afghanistan, Pakistan e Stato indiano del Kashmir – spiegherebbe sia la sostanziale continuità dei culti – nelle loro somiglianze culturali e nella composizione e tipologia del “pantheon” – del tempo antico, sia il “mistero” della provenienza dell’antico popolo di Israele:

questo non sarebbe stato altro che una tribù “cacciata” o migrata dalle terre dell’India settentrionale per stabilirsi nell’antica Mesopotamia,
 e poi dalla città di Ur spostarsi, per “ordine divino” (=C.E.I.]come riportato nella Genesi),

nella terra di Canaan, dando vita alla stirpe degli Israeliti (dal nome del nipote di Abramo, Giacobbe, poi ribattezzato dal Signore stesso “Israele”,

dopo che Giacobbe ebbe combattuto e vinto con un “Elohim” – il Signore stesso?, evidentemente di carne e ossa e dunque una delle “divinità” presenti e citate in molti episodi dell’Antico Testamento) che si era appostato sul guado del fiume Iabbok (=C.E.I.]qui il racconto biblico).



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Eugène Delacroix, “Combattimento di Giacobbe con l’angelo”, particolare di un dipinto murale, 1861

Giacobbe era figlio di Isacco, a sua volta figlio di Abramo e divenne capostipite delle “dodici tribù di Israele”, alla cui guida mise dodici suoi figli maschi (=C.E.I.]nei capitoli 29 e 30 della Genesi è narrata l’occasione dei loro nomi).

A Giacobbe Dio/Yahwé/un Elohim promise una numerosa discendenza (nel sogno cosiddetto “della scala di Giacobbe”, =C.E.I.]Gen. 28, 10-22).

La storia delle “dodici tribù di Israele” inizia quando Giacobbe e la sua famiglia scesero in Egitto con “70 anime” (=C.E.I.]Genesi 46:26-27)^{testo della citazione};

successivamente Mosè, altro capistipite degli ebrei, ricevette sul Monte Sinai le leggi e i regolamenti – la Torah – e un patto di alleanza con Dio/Yahwé/un Elohim. Dopo aver vagato per 40 anni nel deserto guidati da Mosè, gli israeliti entrarono nella terra di Canaan guidati invece da Giosuè.

Sempre secondo la tradizione, quando il popolo d’Israele scese in esilio in Egitto era in numero di 70 individui analogamente alle 70 Nazioni del mondo; esso è considerato possesso particolare di Dio e lo stesso capo dei profeti, Mosè, poté scorgerne la completezza solo quando contò 600.000 individui maschi, dai 20 ai 60 anni, corrispondenti alle 600.000 lettere ebraiche della Torah (=C.E.I.]Esodo 12:37) ^{testo della citazione}.

I Sumeri, per tornare all’argomento principale, che abitavano in Mesopotamia (dal 6000 a.C.) molto prima dell’arrivo di Abramo con la sua tribù (nel 2000 a.C.) avevano un aspetto molto diverso da quello dei popoli semitici tra i quali andarono a stanziarsi: non avevano una carnagione scura o olivastra com’è tipico degli attuali mediorientali, ma avevano un aspetto simile a quello degli attuali monaci “shaolin” tibetani per intenderci: erano cioè piuttosto bassi, con carnagione chiara, occhi molto grandi e a mandorla; i maschi avevano il capo rasato o con pochi capelli o calvo, indossavano copricapi dal bordo “a ciambella” molto simili, ad esempio, a quelli indossati tuttora da alcuni capi islamici (i “muftì”).



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Sono secoli che lo dico ... ma i grandi "studiosi" negavano.

Lord Brahma è il Dio di Abrahm descritto non solo nei Veda ma poi, in seguito e da 5.000 anni dopo il diluvio avvenuto in India ( e in tutto il mondo terrestre ) in tutto l'Antico Testamento Ebraico che è stao poi assorbito nel Cristianesimo sino al 300 D.C. e poi nel Cattolicesimo nato nel 700 D.C.

E le descrizioni "caratteriali" di questo Demiurgo, che è anima e non spirito, che è amministratore ma non vera origine e vero creatore, sono esattamente quelle ben descritte nei Veda, nei Puranas e nelle liti avute persino con Re Krishna (8°avatara di Vishnu).

Ma io parlo per espereinza diretta, perché lo conosco "sia dentro che fuori, sia di faccia che di animo interiore suo"... questa è "la differenza" che và oltre tutti i testi sacri e i ritrovamenti storici.