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Qualè il segreto del Graal un mistero filosofico un messaggio sacro
+2
Lancillotto2013
noctunomium
6 partecipanti
Pagina 1 di 1
Qualè il segreto del Graal un mistero filosofico un messaggio sacro
Il mistero del Graal è mistero in senso proprio, ovvero "iniziatico" e simbolizza la fatica dell’uomo di ricontattare in se stesso un Centro "superstorico", la sorgente dell’energia cosmica necessaria a rigenerare sul piano spirituale se stesso e l’umanità.
Il luogo storico del mistero del Graal è da situarsi nel fiorire ed espandersi della Cavalleria. I personaggi che si susseguono nel ciclo letterario del Santo Graal hanno un significato che trascende le singole figure, sono simboli di realtà spirituali e interiori, le loro gesta segnano il cammino che conduce di tappa in tappa, di gradino in gradino, alla restaurazione dell’uomo nel suo centro spirituale.
Fra le molte avventure e gesta cavalleresche si ripete sempre il tema di una ricerca, di una prova, di una conquista che ha come fine una restaurazione spirituale. Non altro significato hanno le varie contrade o isole inaccessibili (la leggenda dell’ Avallon o "Isola bianca" che coinciderebbero con l’Inghilterra), "celate", da raggiungere attraverso mille prove.
Parsifal, Galvano, Galaad, Ogiero, Lancellotto, Peredur, ecc., in essenza non sono che nomi vari per un unico tipo; così come figure equivalenti, modulazioni varie di uno stesso motivo sono re Artù, Giuseppe d’Arimatea, il prete Gianni, il Re pescatore, ecc.
I romanzi e i poemi del Graal sorgono all’apogeo della tradizione medioevale, nel periodo aureo della cavalleria, delle crociate, dei Templari, del ghibellinismo (da Wibeling, castello della Franconia attribuito ai duchi di Svevia). Esso va inteso non come volgare opposizione di un potere laico al potere clericale ma come riapparizione di un ideale sacro, spirituale e iniziatico, che solo legittima l’esercizio dell’autorità nel capo di un’organizzazione politica .
Al decadere dello spirito medioevale li sommerge l’oblio e nulla più traspare alla luce del sole. Il Graal da visibile ritorna nell’invisibile, e forse il "Suo mistero" continua ad essere tramandato da pochi filoni segreti e sconosciuti.
Le fonti letterarie del ciclo sono le seguenti: il Joseph de Arimathia, il Mer-lin, il Perlsvak, il Conte du Graal, la Queste del Saint-Graal, il Parsifal, il Deu Crone. Un altro carattere del ciclo del Graal è quello per cui l’aspetto interno e l’aspetto storico si intercondizionano, fanno tutt’uno. Si viene così a considerare il rapporto del Graal col ghibellinismo nella storia medioevale. Il Graal rappresenta un ordine metafisico, interno, essenziale delle cose: un ordine che non è soggetto a mutamenti, è stabile e fermo.
La realtà esteriore può allontanarsi o avvicinarsi ad esso, può sovrapporsi. Quando la realtà esteriore si conforma ad esso, forze trascendenti si inseriscono nel contesto umano, il regno della terra diventa simile a quello dei cieli: è l’Imperium, è il sacro Impero. Nel momento più alto dell’Europa ghibellina una tensione metafisica porta forze sacrali ad adombrare in terra il regno del Graal.
Jung rileva un’analogia tra la tradizione alchemica che persegue la trasformazione di una sostanza arcana e corrotta dal peccato originale e quanto compare nella tradizione del Graal col mito del re malato. Mito strettamente legato al sangue redentore racchiuso nel Santo Graal e quindi al mistero della transustanzazione della messa.
Federico I è il "Re del Graal", il Graal diventa da occulto manifesto, forze divine si inseriscono nella storia, il "Regno del Graal" diviene realtà tangibile. Poi forze oscure prendono il sopravvento e, con la distruzione dell'Orine del Tempio e la sincope del ghibellinismo, il Graal ritorna "occulto" e mai più nessuno (salvo Indiana Jones!) lo troverà sino al compiersi dei tempi.
Interessanti sono le "donne" che spesso ricorrono nei testi.
Molti cavalieri trovano il Graal solo con l’aiuto di una donna. Solitamente questa donna ha un duplice aspetto, essa può dare salute, ma anche morte: il suo bacio dà forza e ardore all’eroe, ma porta a perdizione colui che diventa schiavo della passione.
Le donne del Graal hanno il significato di potenza e conoscenza trascendenti che trasfigurano colui che sa possederle, ma divengono mortali per coloro che sono presi da brama; il fatto che codeste "donne" non siano da considerarsi oggetto di amore profano è chiaramente indicato nei testi.
Altri temi come quelli della folgore e della lancia, ricorrenti spesso nei testi, ci portano sempre alla considerazione di una forza trascendente che innestata nel circuito umano porta vita eterna, vittoria, dignità regale e saggezza, ma su individui poco qualificati ha effetto distruttivo, brucia chi non sa e può riceverla: di qui "il colpo doloroso".
Tutte le avventure dei cavalieri sono la narrazione allegorica delle vittorie, delle sconfitte e dei pericoli a cui va incontro chi volge alla conquista di questa forza mistica. Un simbolismo equivalente alla folgore e alla lancia si ritrova inoltre con lo scettro regale.
Parallelismi interessanti sono quelli con la scuola Vayrayana del Tibet.
Soffermandoci sul simbolo specifico del Graal, dunque della coppa, che sia essa il calice in cui ha bevuto Cristo nell’ultima cena - come vuole la leggenda che fa capo a Giuseppe d’Arimatea - o che sia essa il "lapis ex coelis" , il calice nato dallo smeraldo che Lucifero portava incastonato sulla fronte e perduto in virtù della sua ribellione - come vuole altra leggenda, esso rimanda al simbolo della Madre, dunque simbolicamente dell’inconscio da cui ci provengono le forze soccorritrici e trasformatrici.
Esso compare nei sogni a segnalare un grande cambiamento spirituale della coscienza che dall’ordinarietà del funzionamento dicotomico e frantumante si sposta su un piano di visione più unitario, universale. Riportiamo un sogno che proprio di questa grande trasformazione parla:
>La sognatrice è con altri compagni in una casa sconosciuta e tutti curiosano nella enorme biblioteca che essa ospita. Giunge il proprietario che reca loro un importante messaggio: "Voi siete i collaboratori di Dio. E’ importante la vostra Presenza perchè Dio da solo non ce la fa. Ora avrete la visione individuale e collettiva della Morte". Ed essi vedono, ma non è rappresentazione, è realtà, tante persone vestite di bianco che in fila, si avviano a bere, ad uno ad uno, da un unico cucchiaio, il liquido contenuto in una grande coppa di pietra che emerge dalla terra. Queste persone sanno che dopo quel gesto non potranno più possedere alcunchè di materiale.
Bibliografia:
C.G.Jung "La vita simbolica"Boringhieri;
C.G.Jung: "Psicologia e alchimia" ed. Boringhieri;
D.V. Caggia"Il calice, la roccia e la spada" edizioni L'Immaginale;
J. Evola "Il Mistero del Graal" edizioni Mediterranee.
Il luogo storico del mistero del Graal è da situarsi nel fiorire ed espandersi della Cavalleria. I personaggi che si susseguono nel ciclo letterario del Santo Graal hanno un significato che trascende le singole figure, sono simboli di realtà spirituali e interiori, le loro gesta segnano il cammino che conduce di tappa in tappa, di gradino in gradino, alla restaurazione dell’uomo nel suo centro spirituale.
Fra le molte avventure e gesta cavalleresche si ripete sempre il tema di una ricerca, di una prova, di una conquista che ha come fine una restaurazione spirituale. Non altro significato hanno le varie contrade o isole inaccessibili (la leggenda dell’ Avallon o "Isola bianca" che coinciderebbero con l’Inghilterra), "celate", da raggiungere attraverso mille prove.
Parsifal, Galvano, Galaad, Ogiero, Lancellotto, Peredur, ecc., in essenza non sono che nomi vari per un unico tipo; così come figure equivalenti, modulazioni varie di uno stesso motivo sono re Artù, Giuseppe d’Arimatea, il prete Gianni, il Re pescatore, ecc.
I romanzi e i poemi del Graal sorgono all’apogeo della tradizione medioevale, nel periodo aureo della cavalleria, delle crociate, dei Templari, del ghibellinismo (da Wibeling, castello della Franconia attribuito ai duchi di Svevia). Esso va inteso non come volgare opposizione di un potere laico al potere clericale ma come riapparizione di un ideale sacro, spirituale e iniziatico, che solo legittima l’esercizio dell’autorità nel capo di un’organizzazione politica .
Al decadere dello spirito medioevale li sommerge l’oblio e nulla più traspare alla luce del sole. Il Graal da visibile ritorna nell’invisibile, e forse il "Suo mistero" continua ad essere tramandato da pochi filoni segreti e sconosciuti.
Le fonti letterarie del ciclo sono le seguenti: il Joseph de Arimathia, il Mer-lin, il Perlsvak, il Conte du Graal, la Queste del Saint-Graal, il Parsifal, il Deu Crone. Un altro carattere del ciclo del Graal è quello per cui l’aspetto interno e l’aspetto storico si intercondizionano, fanno tutt’uno. Si viene così a considerare il rapporto del Graal col ghibellinismo nella storia medioevale. Il Graal rappresenta un ordine metafisico, interno, essenziale delle cose: un ordine che non è soggetto a mutamenti, è stabile e fermo.
La realtà esteriore può allontanarsi o avvicinarsi ad esso, può sovrapporsi. Quando la realtà esteriore si conforma ad esso, forze trascendenti si inseriscono nel contesto umano, il regno della terra diventa simile a quello dei cieli: è l’Imperium, è il sacro Impero. Nel momento più alto dell’Europa ghibellina una tensione metafisica porta forze sacrali ad adombrare in terra il regno del Graal.
Jung rileva un’analogia tra la tradizione alchemica che persegue la trasformazione di una sostanza arcana e corrotta dal peccato originale e quanto compare nella tradizione del Graal col mito del re malato. Mito strettamente legato al sangue redentore racchiuso nel Santo Graal e quindi al mistero della transustanzazione della messa.
Federico I è il "Re del Graal", il Graal diventa da occulto manifesto, forze divine si inseriscono nella storia, il "Regno del Graal" diviene realtà tangibile. Poi forze oscure prendono il sopravvento e, con la distruzione dell'Orine del Tempio e la sincope del ghibellinismo, il Graal ritorna "occulto" e mai più nessuno (salvo Indiana Jones!) lo troverà sino al compiersi dei tempi.
Interessanti sono le "donne" che spesso ricorrono nei testi.
Molti cavalieri trovano il Graal solo con l’aiuto di una donna. Solitamente questa donna ha un duplice aspetto, essa può dare salute, ma anche morte: il suo bacio dà forza e ardore all’eroe, ma porta a perdizione colui che diventa schiavo della passione.
Le donne del Graal hanno il significato di potenza e conoscenza trascendenti che trasfigurano colui che sa possederle, ma divengono mortali per coloro che sono presi da brama; il fatto che codeste "donne" non siano da considerarsi oggetto di amore profano è chiaramente indicato nei testi.
Altri temi come quelli della folgore e della lancia, ricorrenti spesso nei testi, ci portano sempre alla considerazione di una forza trascendente che innestata nel circuito umano porta vita eterna, vittoria, dignità regale e saggezza, ma su individui poco qualificati ha effetto distruttivo, brucia chi non sa e può riceverla: di qui "il colpo doloroso".
Tutte le avventure dei cavalieri sono la narrazione allegorica delle vittorie, delle sconfitte e dei pericoli a cui va incontro chi volge alla conquista di questa forza mistica. Un simbolismo equivalente alla folgore e alla lancia si ritrova inoltre con lo scettro regale.
Parallelismi interessanti sono quelli con la scuola Vayrayana del Tibet.
Soffermandoci sul simbolo specifico del Graal, dunque della coppa, che sia essa il calice in cui ha bevuto Cristo nell’ultima cena - come vuole la leggenda che fa capo a Giuseppe d’Arimatea - o che sia essa il "lapis ex coelis" , il calice nato dallo smeraldo che Lucifero portava incastonato sulla fronte e perduto in virtù della sua ribellione - come vuole altra leggenda, esso rimanda al simbolo della Madre, dunque simbolicamente dell’inconscio da cui ci provengono le forze soccorritrici e trasformatrici.
Esso compare nei sogni a segnalare un grande cambiamento spirituale della coscienza che dall’ordinarietà del funzionamento dicotomico e frantumante si sposta su un piano di visione più unitario, universale. Riportiamo un sogno che proprio di questa grande trasformazione parla:
>La sognatrice è con altri compagni in una casa sconosciuta e tutti curiosano nella enorme biblioteca che essa ospita. Giunge il proprietario che reca loro un importante messaggio: "Voi siete i collaboratori di Dio. E’ importante la vostra Presenza perchè Dio da solo non ce la fa. Ora avrete la visione individuale e collettiva della Morte". Ed essi vedono, ma non è rappresentazione, è realtà, tante persone vestite di bianco che in fila, si avviano a bere, ad uno ad uno, da un unico cucchiaio, il liquido contenuto in una grande coppa di pietra che emerge dalla terra. Queste persone sanno che dopo quel gesto non potranno più possedere alcunchè di materiale.
Bibliografia:
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noctunomium- Lettore
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Re: Qualè il segreto del Graal un mistero filosofico un messaggio sacro
Secondo me la realtà mistica a livello alto del Graal corrisponde a Dio Brahma, che è un Re che ha perso una possibilità essendo troppo egocentrico e accentratore.
La coppa significa la perdita della sua conoscenza superiore, infatti di 5 teste gli fù tagliata quella che poteva vedere più in alto di lui da dove venne giu e chi c'è lassopra.
Gli son rimaste 4 che guardano nei 4 punti cardinali dell'universo (fisico, fatto di grezzo e più fine astrale).
La coppa spirituale è il suo Cuore e la Fiducia benefica rimastagli, poiché è un Essere che per milioni di anni ha aiutato e fatto del bene a miliardi di esseri.
Ma detta Coppa colma di bene è quindi anche colma di ego e di aspettative.
L'ego individuale non è quindi estinto .. e si estinguerà nel combattimento finale contro suo figlio illegittimo .. figlio perverso e schiavo del male.
Ben e male si distruggono a vicenda nel racconto Arturiano infatti in questo modo: tale e quale.
Anche un Re e come un Dio Re è sottoposto al duale, al combattimento tra bene e male.
Altro genere di Via e di Modo.. è la via del Nobile e del Giusto, oltre ogni dualismo.. anche Arturiano.
La coppa significa la perdita della sua conoscenza superiore, infatti di 5 teste gli fù tagliata quella che poteva vedere più in alto di lui da dove venne giu e chi c'è lassopra.
Gli son rimaste 4 che guardano nei 4 punti cardinali dell'universo (fisico, fatto di grezzo e più fine astrale).
La coppa spirituale è il suo Cuore e la Fiducia benefica rimastagli, poiché è un Essere che per milioni di anni ha aiutato e fatto del bene a miliardi di esseri.
Ma detta Coppa colma di bene è quindi anche colma di ego e di aspettative.
L'ego individuale non è quindi estinto .. e si estinguerà nel combattimento finale contro suo figlio illegittimo .. figlio perverso e schiavo del male.
Ben e male si distruggono a vicenda nel racconto Arturiano infatti in questo modo: tale e quale.
Anche un Re e come un Dio Re è sottoposto al duale, al combattimento tra bene e male.
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Colui che comprende creazione e dissoluzione, apparizione e scomparsa degli esseri, saggezza e ignoranza, deve essere chiamato Bhagavan. Le armi non fendono il Sé, il fuoco non lo brucia, non lo bagnano le acque ne lo secca il vento; Egli è detto il non manifesto, l'impensabile, immutabile, insondabile, impermeabile, non soggetto a Darma e Karma.
Lancillotto2013- Guru
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Re: Qualè il segreto del Graal un mistero filosofico un messaggio sacro
Tesi e speculazioni ma nessuno sa quasi sia la verità
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Re: Qualè il segreto del Graal un mistero filosofico un messaggio sacro
Come tesi è fattibile
Zoro- Oratore
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Reputazione : 73
Data d'iscrizione : 11.07.15
Re: Qualè il segreto del Graal un mistero filosofico un messaggio sacro
che cosa intendi? noi donne in generale o le donne delle calice, del gral????Le donne del Graal hanno il significato di potenza e conoscenza trascendenti che trasfigurano colui che sa possederle, ma divengono mortali per coloro che sono presi da brama; il fatto che codeste "donne" non siano da considerarsi oggetto di amore profano è chiaramente indicato nei testi.
amore profano, puotressti spiegarti meglio????
jennifer0405- Auditore
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Re: Qualè il segreto del Graal un mistero filosofico un messaggio sacro
voglio chiedere agli esperti
perche quello di genova lo chiamano catino
perche quello di genova lo chiamano catino

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