Il salvataggio di chi crede di non farcela

C'era un discepolo del Beato, pieno di energia e di zelo per la verità, che, vivendo sotto il voto di compiere una meditazione in solitudine, si afflosciò in un momento di debolezza. Disse a se stesso: "Il Maestro ha detto che ci sono diversi tipi di uomini; devo appartenere alla classe più bassa e temere che in questa nascita non ci sarà né sentiero né frutto per me. A che serve la vita da eremita se non posso con uno sforzo costante raggiungere l'intuizione della meditazione a cui mi sono dedicato?" E lasciò la solitudine e tornò alla Jetavana.

Quando i fratelli lo videro, gli dissero: "Hai fatto male, o fratello, dopo aver fatto un voto, di rinunciare al tentativo di eseguirlo"; e lo portarono dal Maestro. Quando il Beato li vide, disse: "Vedo, o mendicanti, che avete condotto qui questo fratello contro la sua volontà. Che cosa ha fatto?"

"Signore, questo fratello, dopo aver preso i voti di santificare una fede, ha abbandonato lo sforzo di raggiungere lo scopo di membro dell'ordine ed è tornato da noi". Allora il Maestro gli disse: È vero che hai rinunciato a provare?
"È vero, o Beato, fui la risposta.

Il Maestro disse: "Questa tua vita presente è un tempo di grazia. Se non riesci ora a raggiungere lo stato felice, dovrai soffrire il rimorso nelle esistenze future. Come è possibile, fratello, che ti sei dimostrato così indeciso? Perché, in precedenti stati di esistenza eri pieno di determinazione. Con la tua sola energia gli uomini e i buoi di cinquecento carri hanno ottenuto acqua nel deserto sabbioso e sono stati salvati. Come mai ti arrendi ora?" Con queste poche parole quel fratello fu ristabilito nella sua risoluzione. Ma gli altri supplicarono il Beato, dicendo: "Signore! Raccontaci come fu".

"Ascoltate dunque, o mendicanti!" disse il Beato; e avendo così eccitato la loro attenzione, manifestò una cosa nascosta da mutamento di nascita. C'era una volta, quando Brahmadatta regnava a Kasi, il Bodhisattva nacque in una famiglia di mercanti; e quando divenne grande, andò in giro a trafficare con cinquecento carri. Un giorno arrivò in un deserto sabbioso distante molte leghe. La sabbia in quel deserto era così fine che se presa a pugno chiuso non si poteva tenerla in mano.

Dopo che il sole fu sorto, divenne caldo come una massa di braci ardenti, così che nessuno poteva camminarci sopra. Quelli, dunque, che dovettero percorrerla presero legna, e acqua, e olio, e riso nei loro carri, e viaggiarono durante la notte. E allo spuntar del giorno formarono un accampamento e vi stesero sopra una tenda e, consumando presto i pasti,passavano la giornata sdraiati all'ombra. Al tramonto cenarono e quando la terra si fu raffreddata aggiogarono i loro buoi e proseguirono. Il viaggio era come un viaggio sul mare: bisognava scegliere un pilota del deserto, e lui portò al sicuro la carovana dall'altra parte grazie alla sua conoscenza delle stelle.

"Così il mercante della nostra storia attraversò il deserto. E quando ebbe superato cinquantanove leghe pensò: "Ora, tra un'altra notte usciremo dalla sabbia, e dopo cena ordinò che i carri fossero aggiogati, e così via. Il pilota fece sistemare dei cuscini sul carro anteriore e si sdraiò, guardando le stelle e indicando agli uomini dove guidare.
Ma sfinito dalla mancanza di riposo durante la lunga marcia, si addormentò e non si accorse che i buoi si erano voltati e avevano preso la stessa strada per la quale erano venuti.
I buoi passarono tutta la notte. Verso l'alba il pilota si svegliò e, osservando le stelle, gridò: "Fermate i carri, fermate i carri!" Il giorno è spuntato proprio mentre si fermavano e stavano accostando i carri in fila. Allora gli uomini gridarono: "Ebbene, questo è proprio l'accampamento che abbiamo lasciato ieri!Ci è rimasta solo poca legna e la nostra acqua è finita! Siamo perduti!" E sganciati i buoi e stendendo il baldacchino sopra le loro teste, si sdraiarono avviliti, ciascuno sotto il suo carro.

Ma il Bodhisattva disse a se stesso: "Se mi perdo d'animo, tutti questi periranno, e andai in giro mentre la mattina era ancora fresca. Vedendo un ciuffo di erba kusa, pensò: "Questo potrebbe essere cresciuto solo assorbendo un po' di l'acqua che deve essere sotto di essa." E fece loro portare una vanga e scavare in quel punto.

E scavarono sessanta cubiti di profondità. E quando furono arrivati ​​così lontano, la vanga degli scavatori colpì una roccia; e non appena colpì, tutti si arresero per la disperazione. Ma il Bodhisattva pensò: "Ci deve essere acqua sotto quella roccia", e sceso nel pozzo salì sulla pietra e, chinatosi, vi appoggiò l'orecchio e ne provò il suono. Sentì il rumore dell'acqua gorgogliare sotto, e quando uscì chiamò il suo paggio: "Ragazzo mio, se ti arrendi ora, saremo tutti perduti. Non perderti d'animo.Prendi questo martello di ferro, scendi nella fossa e dai un bel colpo alla roccia».

Il ragazzo obbedì e, sebbene tutti stettero a guardare disperati, cadde pieno di determinazione e colpì la pietra.
La roccia si spaccò in due e cadde in basso, così che non ostruiva più il ruscello, e l'acqua saliva fino a che la sua profondità dal fondo all'orlo del pozzo era pari all'altezza di una palma.
E tutti bevvero dell'acqua e vi si bagnarono. Poi cucinarono il riso e lo mangiarono, e con esso diedero da mangiare ai loro buoi. E quando il sole tramontò, misero una bandiera nel pozzo e andarono al luogo designato. Là vendettero la loro merce con un buon profitto e tornarono a casa loro, e quando morirono morirono secondo le loro azioni. E il Bodhisattva fece doni e fece altri atti virtuosi, e anche lui morì secondo le sue azioni.

Dopo che il Maestro ebbe raccontato la storia, formò il collegamento dicendo in conclusione: "La carovana il Bodhisattva, il futuro Buddha; il paggio che in quel momento non disperava, ma ruppe la pietra e diede acqua alla moltitudine, era questo fratello senza perseveranza; e gli altri uomini erano assistenti del Buddha."

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