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Strani eventi
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nuova registrazione + foto..
5/24/2019, 10:29 Da kardec
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Interferenze
8/26/2019, 13:40 Da VannaGio
Ciao a tutti, questa mattina mi è successa una cosa alquanto strana. Inizio con il dire che ho perso mia nonna circa un mese fa. Come dicevo questa …
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Assemblea sull'acqua
6/26/2019, 23:47 Da Lancillotto2013
Dopo lunga e molto dura e anche accesa assemblea sull'acqua potabile e l'acqua addolcita in condominio, da mettere sulla condotta generale, cosa …
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nuovo evp
2/19/2019, 22:54 Da kardec
salve ragazzi,dopo tanto tempo siamo riusciti ( o almeno credo ) di aver registrato un nuovo evp!
la registrazione di questo video,l'abbiamo decisa …
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come uccidere un lupomannaro
+4
cassania
Eroe per Caso
U F O
Skyguitar
8 partecipanti
Pagina 1 di 1
come uccidere un lupomannaro
sbaglio o sulla rete dei licantropi si sente parlare poco? magari è una mia impressione?
facciamo chiarezza sull'autodifesa che consigliano i più esperti
Come non farsi avvicinare e come uccidere un lupo mannaro.
Per non essere raggiunti da un lupo mannaro:
1- Nascondersi in un campo di segale; i lupi mannari odiano la segale.
2-Un licantropo non può uscire da un pentagono tracciato attorno a lui.
3-colpirlo con bastoni di biancospino, sono allergici a questa pianta.
4- salire 3 gradini.
5-stare in un incrocio
Per uccidere un lupo mannaro:
1- bisogna sempre utilizzare armi in argento o tagliargli la testa con una lama di argento e poi bruciare il corpo. Le ceneri devono essere sparpagliate, per evitare che risorga sotto altre forme
2- la famosa pallottola d'argento, deve essere benedetta con una cerimonia. L'argento che si è usato per fondere la pallottola, deve essere stato ottenuto da un crocefisso.
3- Il colpo dovrà essere diretto al cuore o alla testa.
Che ne pensate?
facciamo chiarezza sull'autodifesa che consigliano i più esperti
Come non farsi avvicinare e come uccidere un lupo mannaro.
Per non essere raggiunti da un lupo mannaro:
1- Nascondersi in un campo di segale; i lupi mannari odiano la segale.
2-Un licantropo non può uscire da un pentagono tracciato attorno a lui.
3-colpirlo con bastoni di biancospino, sono allergici a questa pianta.
4- salire 3 gradini.
5-stare in un incrocio
Per uccidere un lupo mannaro:
1- bisogna sempre utilizzare armi in argento o tagliargli la testa con una lama di argento e poi bruciare il corpo. Le ceneri devono essere sparpagliate, per evitare che risorga sotto altre forme
2- la famosa pallottola d'argento, deve essere benedetta con una cerimonia. L'argento che si è usato per fondere la pallottola, deve essere stato ottenuto da un crocefisso.
3- Il colpo dovrà essere diretto al cuore o alla testa.
Che ne pensate?

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Si vede bene solo con il cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi
A.S. Exupèry
Skyguitar- Scopritore
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Re: come uccidere un lupomannaro
Penso che sia piu probabile incontrare un licantropo per stada che trovare un ramoscello di biancospino al primo incrocio


U F O- Guru
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Eroe per Caso- Risvegliato
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Eroe per Caso- Risvegliato
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Re: come uccidere un lupomannaro
Oppure istruirlo ed educarlo per trasformarlo in un essere umano - la storia vera che ha ispirato la favola de La Bella e la Bestia



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Scherzando, si può dire di tutto, anche la verità.
---
Il pensare è per me un male.
Il non pensare è per me un bene. (DN9 v.18)
---
L'uomo deve elevare sé stesso per mezzo di sé stesso.
Poiché solo egli stesso può essere l'amico o il nemico di sé stesso.(BG)
---
Ogni realtà, materia, sensazioni, percezioni, conoscenza e realtà condizionate non sono me. Non sono mie. Perciò da esse distaccatevi. Quel distacco è pace, che va al di là di ogni legame. (SN 4.16)
---
Lo yogi che ha raggiunto questo Stato sente che non esiste ottenimento più prezioso. (BG)
cassania- Guru
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Lionhard- Oratore
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Re: come uccidere un lupomannaro
Ora non ricordo , ma nel cartone la Bestia non si trasforma in un principe , o mi sto confondendo ?
U F O- Guru
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Re: come uccidere un lupomannaro
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Scherzando, si può dire di tutto, anche la verità.
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Il pensare è per me un male.
Il non pensare è per me un bene. (DN9 v.18)
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L'uomo deve elevare sé stesso per mezzo di sé stesso.
Poiché solo egli stesso può essere l'amico o il nemico di sé stesso.(BG)
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Ogni realtà, materia, sensazioni, percezioni, conoscenza e realtà condizionate non sono me. Non sono mie. Perciò da esse distaccatevi. Quel distacco è pace, che va al di là di ogni legame. (SN 4.16)
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cassania- Guru
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Data d'iscrizione : 22.06.15
Re: come uccidere un lupomannaro
Considerando che le storie dello stesso Shakspeare erano copiate di sana pianta e poi adattate a personaggi dell'inghilterra medioevale (vedi L'Amleto di cui l'effettivo autore è UN ITALIANO),
considerando ciò e considerando datazioni e prove (anche dei wikipediani),
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io sono più propenso al fatto che la prima battitura fu effettivamente italiana di Straparola :
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sono in molti a definire il fatto che lui prese la storia vera di Gonsalvus (che era un po' mostruosetto e fu amato da Nobili e da una Elite di regnanti molto conosciuta ai suoi tempi)
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Il fatto che sia detto che la Bestia del Straparola (il primo che scrisse la fiaba) fosse un serpente induce a credere che da una parte volesse nascondere i riferimenti al Gonsalvus (che era protetto dalla nobiltà, data la sua grande cultura - intelligenza - ecc.) e dall'altro che L'autore (lo Straparola) faccia un riferimento biblico al serpente dell'Eden, dove però nella sua Fiaba ha concetti filosofici e mistici ben lieti e non drammatici come nella Bibbia Vaticana (Straparola infatti era anche un mistico).
I significati nascosti ed esoterici intendono che "il sesso vulgaris e il desiderio sessuale dell'uomo (col serpente in mezzo alle gambe
e con istinto animale nel contempo) viene a sublimarsi grazie all'amore di una Donna nobile ..nobile da intendersi in realtà non per i denari ma per il vero trasporto e sentimento verso l'essere-uomo da lei amato, che sino al bacio (primo contatto tra le carni), è molto animale e animalesco e ..ben poco uomo umano .. scevro da istinti atavici bestiali.
Questa la mia versione sui significati e su chi effettivamente scrisse per primo la storia.
Si consideri poi che il 99% degli scrittori di Fiabe e Favole .. erano tutti maghi, studiosi esoterici, facenti parte di Congreghe Medianiche, ecc.. (Un ulteriore esempio è Jules Vernes e i suoi racconti fantascientifici fantasiosi .. era un grande esoterista..).
Quindi: attenzione sempre ai significati reconditi e nascosti .. oltre a beccare il primo autore... perché le copie, i copioni e le trasposizioni a seguire .. seguirono spesso filoni anglossassoni e americani, e anche francofoni, che però stravolgevano completamente l'intento iniziale, i significati e l'intento INIZIATICO ED ESOTERICO del primo inventore della fiaba.
Questo autore, tra le altre, sembra il primo che abbia manoscritto IL GATTO CON GLI STIVALI, altra fiaba .. con mille versioni strampalate e astruse fatte dal mondo anglosassone e francofono dal tardo 1600 ai primi del 1800 in tempo di romanticismo e vena "eroica e fantastica della vita e della narrazione culturale e linguistica".
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sono in molti a definire il fatto che lui prese la storia vera di Gonsalvus (che era un po' mostruosetto e fu amato da Nobili e da una Elite di regnanti molto conosciuta ai suoi tempi)
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Il fatto che sia detto che la Bestia del Straparola (il primo che scrisse la fiaba) fosse un serpente induce a credere che da una parte volesse nascondere i riferimenti al Gonsalvus (che era protetto dalla nobiltà, data la sua grande cultura - intelligenza - ecc.) e dall'altro che L'autore (lo Straparola) faccia un riferimento biblico al serpente dell'Eden, dove però nella sua Fiaba ha concetti filosofici e mistici ben lieti e non drammatici come nella Bibbia Vaticana (Straparola infatti era anche un mistico).
I significati nascosti ed esoterici intendono che "il sesso vulgaris e il desiderio sessuale dell'uomo (col serpente in mezzo alle gambe

Questa la mia versione sui significati e su chi effettivamente scrisse per primo la storia.
Si consideri poi che il 99% degli scrittori di Fiabe e Favole .. erano tutti maghi, studiosi esoterici, facenti parte di Congreghe Medianiche, ecc.. (Un ulteriore esempio è Jules Vernes e i suoi racconti fantascientifici fantasiosi .. era un grande esoterista..).
Quindi: attenzione sempre ai significati reconditi e nascosti .. oltre a beccare il primo autore... perché le copie, i copioni e le trasposizioni a seguire .. seguirono spesso filoni anglossassoni e americani, e anche francofoni, che però stravolgevano completamente l'intento iniziale, i significati e l'intento INIZIATICO ED ESOTERICO del primo inventore della fiaba.
Questo autore, tra le altre, sembra il primo che abbia manoscritto IL GATTO CON GLI STIVALI, altra fiaba .. con mille versioni strampalate e astruse fatte dal mondo anglosassone e francofono dal tardo 1600 ai primi del 1800 in tempo di romanticismo e vena "eroica e fantastica della vita e della narrazione culturale e linguistica".
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Colui che comprende creazione e dissoluzione, apparizione e scomparsa degli esseri, saggezza e ignoranza, deve essere chiamato Bhagavan. Le armi non fendono il Sé, il fuoco non lo brucia, non lo bagnano le acque ne lo secca il vento; Egli è detto il non manifesto, l'impensabile, immutabile, insondabile, impermeabile, non soggetto a Darma e Karma.
Lancillotto2013- Guru
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Re: come uccidere un lupomannaro
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Colui che comprende creazione e dissoluzione, apparizione e scomparsa degli esseri, saggezza e ignoranza, deve essere chiamato Bhagavan. Le armi non fendono il Sé, il fuoco non lo brucia, non lo bagnano le acque ne lo secca il vento; Egli è detto il non manifesto, l'impensabile, immutabile, insondabile, impermeabile, non soggetto a Darma e Karma.
Lancillotto2013- Guru
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Re: come uccidere un lupomannaro
Per comprendere poi, quanto siano aventi radice nella realtà .. determinate fiabe, dalla pagina e fiaba di Biancabella :
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Mi sono iscritto al portale -archivio del Monferrato per vedere se fosse esistito Il :
Biancabella, figlia di Lamberico, marchese di Monferrato
Bene, c'è tutta una sfilza di Marchesi ALERAMICO ..simile al citato LAMBERICO
.
E in particolare uno che era MARCHESE DI MONFERRATO
in data antecedente gli scritti dell'autore delle PRIME FIABE IN ITALIA - EUROPA (scritte in raccolte e libri).
ecco qui :
-----------------------
Primo dei cinque figli maschi del marchese di Monferrato Guglielmo V il Vecchio e di Iulitta, figlia di Leopoldo III di Babenberg, duca d'Austria, e di Agnese di Svevia; era quindi da parte di madre cugino dell'imperatore Federico I e, da parte di padre, cugino del re di Francia Luigi VII. La sua nascita va fissata verso il 1150, poiché il 5 ott. 1164 tutti i figli di Guglielmo V vengono ricordati come pueri. Sappiamo che uno di essi, mai indicato per nome, soggiornò a Parigi per ragioni di studio e che tra il 1166 e il 1168 fu progettato il suo matrimonio con una figlia di Enrico II d'Inghilterra, e poi con la sorella di Guglielmo re di Scozia: in entrambi i casi potrebbe trattarsi di G. o del fratello Corrado; ma se si considera che nel 1160 quest'ultimo si trovava al seguito dello zio Corrado vescovo di Passau, si può ritenere che quelle notizie riguardino proprio G.; gli impegni all'estero potrebbero così giustificare la sua comparsa in patria per la prima volta solo il 26 marzo 1170, circa ventenne. In quell'anno egli partecipò infatti, col padre e il fratello Corrado, al giuramento della pace tra i marchesi di Monferrato e il Comune di Vercelli.
Il 21 dic. 1174 Guglielmo V e suo figlio G. risultano insieme presenti a un diploma emesso da Federico I durante l'assedio di Alessandria: in quella circostanza G. mostrò forse il suo valore in combattimento, ma altre occasioni potevano essersi presentate già dal 1170, quando i Monferrato avevano sostenuto l'urto degli eserciti di Vercelli, Ivrea, Asti e poi della stessa Lega lombarda, senza necessità di pensare a sue straordinarie imprese, non registrate da alcuna fonte. Il soprannome Lungaspada (mai attestato nei documenti occidentali) potrebbe essergli stato attribuito semplicemente in base a generiche voci che correvano in Oriente sul suo valore; Guglielmo di Tiro dice infatti che G. "armorum usum et experientiam ab ipsa ineunte aetate plenis dicebatur habere".
Doveva trovarsi col padre ancora nell'aprile del 1175 allorché i preliminari di pace con la Lega lombarda stabiliti da Federico I furono giurati da Guglielmo V "per se et suos filios", mentre il 27 ag. 1176, quando questi promise ai Genovesi di favorirli in Oriente eccetto che nel comitato di Giaffa, dovevano essere in corso, o si erano da poco concluse, le trattative per il trasferimento di G. in Palestina.
Qui dal 1174 la corona di Gerusalemme era nelle mani di Baldovino IV, minorenne e affetto da lebbra, e, per ovviare alla critica situazione del Regno, sotto la pressione del Saladino, era invalso l'uso di chiamare dall'esterno persone ritenute in grado di risollevarne le sorti facendo loro balenare la possibilità di accedere al trono. Non è impossibile che il nome di G. fosse stato suggerito dal cugino Luigi VII re di Francia; va però ricordato che suo padre, dopo aver partecipato negli anni 1147 e 1148 alla seconda crociata, aveva conservato rapporti di amicizia con l'imperatore d'Oriente Manuele Comneno: il suggerimento potrebbe quindi essere venuto proprio da costui, che in quegli anni cercava appoggi in Italia contro Federico I, anche fra i suoi più stretti collaboratori, quali appunto i marchesi di Monferrato.
Date le alte parentele, e soprattutto la qualità di primogenito e quindi di erede presuntivo del Marchesato, G. non può essere considerato un semplice, povero avventuriero in cerca di sistemazione attraverso un conveniente matrimonio; è questa una ragione in più per credere che, negli accordi preliminari, la possibilità di diventare re di Gerusalemme gli fosse stata presentata come assai più di una semplice speranza. Va tenuto anche conto che la decisione di cercare fortuna in Oriente fu presa dopo il fallito assedio di Alessandria e lo scontro di Legnano (29 maggio 1176), due fatti che, segnando la sconfitta della parte imperiale in Italia, lasciavano presagire un futuro assai problematico per il Marchesato. In ogni caso, fra due situazioni egualmente critiche G. scelse quella che sembrava dare in quel momento maggiori possibilità di prestigio e di successo.
All'inizio di ottobre del 1176 egli sbarcò a Sidone ben accolto da Baldovino IV e da buona parte del suo entourage, ma alcuni espressero pubblicamente la loro disapprovazione sulla scelta del re. Quaranta giorni dopo l'arrivo, in conformità ai patti G. sposò Sibilla, sorella del re, e fu investito dei comitati di Giaffa e di Ascalona, atti che definivano la sua qualità, se non di successore nel Regno, certamente di principe consorte con facoltà di ingerirsi negli affari di governo.
Nel ritratto lasciato da Guglielmo di Tiro G. è descritto come un giovane alto, biondo e di bella costituzione, coraggioso, buon guerriero, generoso e di animo schietto, per quanto portato all'ira e ad abbondare nel mangiare e nel bere. Non ebbe comunque molto tempo per mostrare le sue qualità o i suoi difetti; le fonti non ci hanno lasciato alcun ricordo di significative attività intraprese dopo il suo arrivo in Oriente: egli compare come teste, in quanto conte di Ascalona e Giaffa, in un solo atto databile al 1177.
Ad Ascalona nel giugno 1177 G. si ammalò e morì nel giro di qualche mese; il suo corpo fu sepolto a Gerusalemme nell'atrio dell'ospedale del Tempio.
La subitanea scomparsa di G. diede luogo a voci di avvelenamento raccolte da cronache posteriori, alcune delle quali additano come colpevoli i "milites transmarini" suoi avversari politici, altre la moglie e la suocera di Guglielmo. Per quanto i sospetti siano legittimi, va considerato che Guglielmo di Tiro (fonte più accreditata sull'attività di G. in Oriente) parla solo di grave malattia; dire di più sarebbe forzare la sua testimonianza.
Dalla moglie Sibilla nacque il figlio postumo Baldovino: a lui fa riferimento il trattato di pace dell'8 ag. 1182 con il Comune di Vercelli indicandolo come "filius quondam Vilielmi marchionis". Baldovino fu incoronato re all'età di cinque anni, ma anch'egli venne prematuramente a morte nel settembre 1186.
Fonti e Bibliografia:
Sicardus Cremonensis, Cronica, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXXI, Hannoverae 1903, p. 172;
Friderici I diplomata, a cura diH. Appelt, ibid., Diplomata, X, 2, ibid. 1979, doc. 467; X, 3, ibid. 1985, docc. 386, 634, 689;
Codex Astensis…, III, a cura di Q. Sella, Romae 1880, doc. 623;
Regni Ierosolomytani brevis historia, in Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, I, a cura di T. Belgrano, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], XI, Roma 1890, pp. 131, 135-137;
C. Sincero, Trino…, Torino 1897, doc. 3;
Il libro rosso del Comune di Ivrea, a cura di G. Assandria, Pinerolo 1914, doc. 178;
V. De Bartholomaeis, Poesie provenzali…, I, Roma 1931, p. 8;
I Biscioni, I, 1, a cura di G.C. Faccio - M. Ranno, Torino 1934, doc. 96;
Codice diplomatico della Repubblica di Genova…, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, I, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], Roma 1936, doc. 60; II, ibid., LXXIX, ibid. 1938, doc. 105;
Guillelmus Tyrius, Chronicon, a cura di R.B.C. Huygens, Turnholti 1986, pp. 977 s. (21, 12), 1064 (23, 1);
Regesto dei marchesi di Monferrato…, a cura di W. Haberstumpf, Torino 1989, nn. 4 s.;
G. Cerrato, La famiglia di Guglielmo il Vecchio…, in Riv. stor. italiana, I (1884), pp. 448 s.;
F. Savio, Studi storici sul marchese Guglielmo III…, Roma-Torino-Firenze 1885, pp. 61-64, 97-105, 130-149, 158 s.;
C. Desimoni, Il marchese di Monferrato Guglielmo il Vecchio…, in Giornale ligustico, XIII (1886), p. 5 dell'estratto;
T. Ilgen, Corrado marchese di Monferrato, Casale 1890, pp. 33 s., 158;
D. Brader, Bonifaz von Montferrat…, Berlin 1907, pp. 6, 180, 182, 188, 199;
L. Usseglio, I marchesi di Monferrato, a cura di C. Patrucco, Torino 1926, I, pp. 145-150; II, pp. 47, 57-59, 67-69;
S. Runciman, Storia delle crociate, Torino 1966, II, pp. 631, 782;
F. Cognasso, Il Piemonte nell'età sveva, Torino 1968, pp. 264 s., 295;
G. Ligato, G. Lungaspada di M.…, in Dai feudi monferrini e dal Piemonte…Atti del Congresso internazionale… 1990, a cura di L. Balletto, I, Alessandria 1993, pp. 153-185;
W. Haberstumpf, G. Lungaspada di M., in Id., Dinastie europee nel Mediterraneo orientale, Torino 1995, pp. 31-42
tratto da Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 61 (2004)
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Biancabella, figlia di Lamberico, marchese di Monferrato

Bene, c'è tutta una sfilza di Marchesi ALERAMICO ..simile al citato LAMBERICO

E in particolare uno che era MARCHESE DI MONFERRATO

ecco qui :
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Aleramico Guglielmo di Monferrato detto "Lungaspada"
(1150), Ascalona (1177)Primo dei cinque figli maschi del marchese di Monferrato Guglielmo V il Vecchio e di Iulitta, figlia di Leopoldo III di Babenberg, duca d'Austria, e di Agnese di Svevia; era quindi da parte di madre cugino dell'imperatore Federico I e, da parte di padre, cugino del re di Francia Luigi VII. La sua nascita va fissata verso il 1150, poiché il 5 ott. 1164 tutti i figli di Guglielmo V vengono ricordati come pueri. Sappiamo che uno di essi, mai indicato per nome, soggiornò a Parigi per ragioni di studio e che tra il 1166 e il 1168 fu progettato il suo matrimonio con una figlia di Enrico II d'Inghilterra, e poi con la sorella di Guglielmo re di Scozia: in entrambi i casi potrebbe trattarsi di G. o del fratello Corrado; ma se si considera che nel 1160 quest'ultimo si trovava al seguito dello zio Corrado vescovo di Passau, si può ritenere che quelle notizie riguardino proprio G.; gli impegni all'estero potrebbero così giustificare la sua comparsa in patria per la prima volta solo il 26 marzo 1170, circa ventenne. In quell'anno egli partecipò infatti, col padre e il fratello Corrado, al giuramento della pace tra i marchesi di Monferrato e il Comune di Vercelli.
Il 21 dic. 1174 Guglielmo V e suo figlio G. risultano insieme presenti a un diploma emesso da Federico I durante l'assedio di Alessandria: in quella circostanza G. mostrò forse il suo valore in combattimento, ma altre occasioni potevano essersi presentate già dal 1170, quando i Monferrato avevano sostenuto l'urto degli eserciti di Vercelli, Ivrea, Asti e poi della stessa Lega lombarda, senza necessità di pensare a sue straordinarie imprese, non registrate da alcuna fonte. Il soprannome Lungaspada (mai attestato nei documenti occidentali) potrebbe essergli stato attribuito semplicemente in base a generiche voci che correvano in Oriente sul suo valore; Guglielmo di Tiro dice infatti che G. "armorum usum et experientiam ab ipsa ineunte aetate plenis dicebatur habere".
Doveva trovarsi col padre ancora nell'aprile del 1175 allorché i preliminari di pace con la Lega lombarda stabiliti da Federico I furono giurati da Guglielmo V "per se et suos filios", mentre il 27 ag. 1176, quando questi promise ai Genovesi di favorirli in Oriente eccetto che nel comitato di Giaffa, dovevano essere in corso, o si erano da poco concluse, le trattative per il trasferimento di G. in Palestina.
Qui dal 1174 la corona di Gerusalemme era nelle mani di Baldovino IV, minorenne e affetto da lebbra, e, per ovviare alla critica situazione del Regno, sotto la pressione del Saladino, era invalso l'uso di chiamare dall'esterno persone ritenute in grado di risollevarne le sorti facendo loro balenare la possibilità di accedere al trono. Non è impossibile che il nome di G. fosse stato suggerito dal cugino Luigi VII re di Francia; va però ricordato che suo padre, dopo aver partecipato negli anni 1147 e 1148 alla seconda crociata, aveva conservato rapporti di amicizia con l'imperatore d'Oriente Manuele Comneno: il suggerimento potrebbe quindi essere venuto proprio da costui, che in quegli anni cercava appoggi in Italia contro Federico I, anche fra i suoi più stretti collaboratori, quali appunto i marchesi di Monferrato.
Date le alte parentele, e soprattutto la qualità di primogenito e quindi di erede presuntivo del Marchesato, G. non può essere considerato un semplice, povero avventuriero in cerca di sistemazione attraverso un conveniente matrimonio; è questa una ragione in più per credere che, negli accordi preliminari, la possibilità di diventare re di Gerusalemme gli fosse stata presentata come assai più di una semplice speranza. Va tenuto anche conto che la decisione di cercare fortuna in Oriente fu presa dopo il fallito assedio di Alessandria e lo scontro di Legnano (29 maggio 1176), due fatti che, segnando la sconfitta della parte imperiale in Italia, lasciavano presagire un futuro assai problematico per il Marchesato. In ogni caso, fra due situazioni egualmente critiche G. scelse quella che sembrava dare in quel momento maggiori possibilità di prestigio e di successo.
All'inizio di ottobre del 1176 egli sbarcò a Sidone ben accolto da Baldovino IV e da buona parte del suo entourage, ma alcuni espressero pubblicamente la loro disapprovazione sulla scelta del re. Quaranta giorni dopo l'arrivo, in conformità ai patti G. sposò Sibilla, sorella del re, e fu investito dei comitati di Giaffa e di Ascalona, atti che definivano la sua qualità, se non di successore nel Regno, certamente di principe consorte con facoltà di ingerirsi negli affari di governo.
Nel ritratto lasciato da Guglielmo di Tiro G. è descritto come un giovane alto, biondo e di bella costituzione, coraggioso, buon guerriero, generoso e di animo schietto, per quanto portato all'ira e ad abbondare nel mangiare e nel bere. Non ebbe comunque molto tempo per mostrare le sue qualità o i suoi difetti; le fonti non ci hanno lasciato alcun ricordo di significative attività intraprese dopo il suo arrivo in Oriente: egli compare come teste, in quanto conte di Ascalona e Giaffa, in un solo atto databile al 1177.
Ad Ascalona nel giugno 1177 G. si ammalò e morì nel giro di qualche mese; il suo corpo fu sepolto a Gerusalemme nell'atrio dell'ospedale del Tempio.
La subitanea scomparsa di G. diede luogo a voci di avvelenamento raccolte da cronache posteriori, alcune delle quali additano come colpevoli i "milites transmarini" suoi avversari politici, altre la moglie e la suocera di Guglielmo. Per quanto i sospetti siano legittimi, va considerato che Guglielmo di Tiro (fonte più accreditata sull'attività di G. in Oriente) parla solo di grave malattia; dire di più sarebbe forzare la sua testimonianza.
Dalla moglie Sibilla nacque il figlio postumo Baldovino: a lui fa riferimento il trattato di pace dell'8 ag. 1182 con il Comune di Vercelli indicandolo come "filius quondam Vilielmi marchionis". Baldovino fu incoronato re all'età di cinque anni, ma anch'egli venne prematuramente a morte nel settembre 1186.
Fonti e Bibliografia:
Sicardus Cremonensis, Cronica, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXXI, Hannoverae 1903, p. 172;
Friderici I diplomata, a cura diH. Appelt, ibid., Diplomata, X, 2, ibid. 1979, doc. 467; X, 3, ibid. 1985, docc. 386, 634, 689;
Codex Astensis…, III, a cura di Q. Sella, Romae 1880, doc. 623;
Regni Ierosolomytani brevis historia, in Annali genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, I, a cura di T. Belgrano, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], XI, Roma 1890, pp. 131, 135-137;
C. Sincero, Trino…, Torino 1897, doc. 3;
Il libro rosso del Comune di Ivrea, a cura di G. Assandria, Pinerolo 1914, doc. 178;
V. De Bartholomaeis, Poesie provenzali…, I, Roma 1931, p. 8;
I Biscioni, I, 1, a cura di G.C. Faccio - M. Ranno, Torino 1934, doc. 96;
Codice diplomatico della Repubblica di Genova…, a cura di C. Imperiale di Sant'Angelo, I, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], Roma 1936, doc. 60; II, ibid., LXXIX, ibid. 1938, doc. 105;
Guillelmus Tyrius, Chronicon, a cura di R.B.C. Huygens, Turnholti 1986, pp. 977 s. (21, 12), 1064 (23, 1);
Regesto dei marchesi di Monferrato…, a cura di W. Haberstumpf, Torino 1989, nn. 4 s.;
G. Cerrato, La famiglia di Guglielmo il Vecchio…, in Riv. stor. italiana, I (1884), pp. 448 s.;
F. Savio, Studi storici sul marchese Guglielmo III…, Roma-Torino-Firenze 1885, pp. 61-64, 97-105, 130-149, 158 s.;
C. Desimoni, Il marchese di Monferrato Guglielmo il Vecchio…, in Giornale ligustico, XIII (1886), p. 5 dell'estratto;
T. Ilgen, Corrado marchese di Monferrato, Casale 1890, pp. 33 s., 158;
D. Brader, Bonifaz von Montferrat…, Berlin 1907, pp. 6, 180, 182, 188, 199;
L. Usseglio, I marchesi di Monferrato, a cura di C. Patrucco, Torino 1926, I, pp. 145-150; II, pp. 47, 57-59, 67-69;
S. Runciman, Storia delle crociate, Torino 1966, II, pp. 631, 782;
F. Cognasso, Il Piemonte nell'età sveva, Torino 1968, pp. 264 s., 295;
G. Ligato, G. Lungaspada di M.…, in Dai feudi monferrini e dal Piemonte…Atti del Congresso internazionale… 1990, a cura di L. Balletto, I, Alessandria 1993, pp. 153-185;
W. Haberstumpf, G. Lungaspada di M., in Id., Dinastie europee nel Mediterraneo orientale, Torino 1995, pp. 31-42
tratto da Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 61 (2004)
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Colui che comprende creazione e dissoluzione, apparizione e scomparsa degli esseri, saggezza e ignoranza, deve essere chiamato Bhagavan. Le armi non fendono il Sé, il fuoco non lo brucia, non lo bagnano le acque ne lo secca il vento; Egli è detto il non manifesto, l'impensabile, immutabile, insondabile, impermeabile, non soggetto a Darma e Karma.
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Non sono del tutto chiare né le origini né la genealogia della casata sia per la scarsità o la poca attendibilità delle fonti sia per le contraddizioni provocate da documenti falsi forgiati nel Settecento a sostegno di precise pretese araldiche e largamente utilizzati dagli storici ottocenteschi[1]. Nei secoli scorsi molti storici cercarono di rintracciare i progenitori di Aleramo, il fondatore della dinastia, che secondo fonti medievali fantasiose sarebbe disceso da Teodorico di Frisia o dai Signori del Kent.
Altri storici, specie nel XVI-XVII secolo cercarono inutilmente di trovare conferme documentali alla leggenda sull'amore, che avrebbe legato Aleramo ad Adelasia, mitica figlia dell'imperatore tedesco Ottone I di Sassonia
quindi la donna della Fiaba, Biancabella, potrebbe essere anche presa dal personaggio Mitico esistito: la figlia di OTTONE 1 - Re di Sassonia .. ovvero Adelasia.
Non sono del tutto chiare né le origini né la genealogia della casata sia per la scarsità o la poca attendibilità delle fonti sia per le contraddizioni provocate da documenti falsi forgiati nel Settecento a sostegno di precise pretese araldiche e largamente utilizzati dagli storici ottocenteschi[1]. Nei secoli scorsi molti storici cercarono di rintracciare i progenitori di Aleramo, il fondatore della dinastia, che secondo fonti medievali fantasiose sarebbe disceso da Teodorico di Frisia o dai Signori del Kent.
Altri storici, specie nel XVI-XVII secolo cercarono inutilmente di trovare conferme documentali alla leggenda sull'amore, che avrebbe legato Aleramo ad Adelasia, mitica figlia dell'imperatore tedesco Ottone I di Sassonia
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Colui che comprende creazione e dissoluzione, apparizione e scomparsa degli esseri, saggezza e ignoranza, deve essere chiamato Bhagavan. Le armi non fendono il Sé, il fuoco non lo brucia, non lo bagnano le acque ne lo secca il vento; Egli è detto il non manifesto, l'impensabile, immutabile, insondabile, impermeabile, non soggetto a Darma e Karma.
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