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4/23/2019, 00:28 Da Lancillotto2013
Esperienze di morte con ritorno di alcune persone.
Se la morte è una delle poche certezze della vita, uno dei misteri antropologici che da sempre …
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Strani eventi
7/25/2021, 19:17 Da Lancillotto2013
L'altra settimana stavo spiegando la Trimurti e i compiti, ei pregi e i difetti dei 3 Dei principali che sono adorati da varie religioni con nomee …
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nuova registrazione + foto..
5/24/2019, 10:29 Da kardec
salve a tutti..l'altro giorno abbiamo provato a fare una nuova registrazione,dopo che la mia compagna ha posto la domanda,si sente una voce che …
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Interferenze
8/26/2019, 13:40 Da VannaGio
Ciao a tutti, questa mattina mi è successa una cosa alquanto strana. Inizio con il dire che ho perso mia nonna circa un mese fa. Come dicevo questa …
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Assemblea sull'acqua
6/26/2019, 23:47 Da Lancillotto2013
Dopo lunga e molto dura e anche accesa assemblea sull'acqua potabile e l'acqua addolcita in condominio, da mettere sulla condotta generale, cosa …
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nuovo evp
2/19/2019, 22:54 Da kardec
salve ragazzi,dopo tanto tempo siamo riusciti ( o almeno credo ) di aver registrato un nuovo evp!
la registrazione di questo video,l'abbiamo decisa …
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Oggettivo e soggettivo
Oggettivo e soggettivo
OGGETTO - OGGETTIVITA
Con il termine oggettività, si designa una rappresentazione ideologica corrispondente alla realtà, al mondo oggettivo e non dipendente quindi da un'attività della coscienza intesa in senso assoluto.
L'oggettività è una concezione propria delle tendenze non idealistiche e specialmente realistiche: l'idealismo, infatti, negando il mondo oggettivo, esistente al di fuori e indipendente dalla coscienza, conferisce all'oggettività un valore soggettivo e spesso arbitrario. Il concetto di oggettività si contrappone ai concetti delle rappresentazioni del mondo esteriore, considerate come segni, simboli, allusioni, strumenti di qualche cosa d'altro della realtà stessa degli oggetti naturali. Al contrario, le tendenze non idealistiche affermano che gli oggetti della realtà non rappresentano altro che se stessi od i loro componenti storici. L'estensione ed i significati del termine sono in stretta relazione ai significati del termine oggetto.
Con il termine oggettività, si designa una rappresentazione ideologica corrispondente alla realtà, al mondo oggettivo e non dipendente quindi da un'attività della coscienza intesa in senso assoluto.
L'oggettività è una concezione propria delle tendenze non idealistiche e specialmente realistiche: l'idealismo, infatti, negando il mondo oggettivo, esistente al di fuori e indipendente dalla coscienza, conferisce all'oggettività un valore soggettivo e spesso arbitrario. Il concetto di oggettività si contrappone ai concetti delle rappresentazioni del mondo esteriore, considerate come segni, simboli, allusioni, strumenti di qualche cosa d'altro della realtà stessa degli oggetti naturali. Al contrario, le tendenze non idealistiche affermano che gli oggetti della realtà non rappresentano altro che se stessi od i loro componenti storici. L'estensione ed i significati del termine sono in stretta relazione ai significati del termine oggetto.
Eroe per Caso- Risvegliato
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Re: Oggettivo e soggettivo
Soggetto (filosofia)
Il termine soggetto che deriva dal latino subiectus (participio passato di subicere, composto da sub, sotto e iacere gettare, quindi assoggettare) letteralmente significa "quello posto sotto", "ciò che sta sotto".
Nella speculazione filosofica il termine ha assunto una varietà di significati:
un essere, sostrato sostanziale di qualità che lo configurano particolarmente e accidentalmente;
elemento soggettivo che determina una data sostanza nella sua singolare peculiarità;
termine che, in età moderna, viene riferito alla coscienza individuale e all’autocoscienza intesa come attività consapevole dell'io.
In filosofia il concetto di soggetto ha subito un ribaltamento del suo significato originario. Inizialmente il termine si riferisce a un concetto di essenzialità immutabile, ad una "oggettività" ben determinata e certa. Successivamente il significato si capovolge assumendo il valore di ciò che è apparentemente vero nell'ambito della soggettività individuale. Il termine latino infatti traduce l'originario greco ὑποκείμενον (hypokeimenon), che vuol dire appunto "ciò che sta sotto", ciò che secondo il pensiero antico è nascosto all'interno della cosa sensibile come suo fondamento ontologico.
Quindi soggetto (ὑποκείμενον/subiectus) è la sostanza (sub stantia), ciò che di un ente non muta mai, ciò che propriamente e primariamente è inteso come elemento ineliminabile, costitutivo di ogni cosa per cui lo si distingue da ciò che è accessorio, contingente, e che Aristotele chiama "accidente": anzi, è proprio la sostanza che sorregge gli accidenti rappresentati da quelle qualità sensibili che mutano la loro apparenza nel tempo e nello spazio.
Sempre in Aristotele, poi, il soggetto assume anche una funzione sul piano logico-linguistico che corrisponde al piano del soggetto nella sua realtà: il soggetto nel giudizio è il punto di partenza, la base a cui viene attribuito, affermativamente o negativamente, il predicato mutevole.
« E sostanza è il sostrato, il quale, in un senso, significa la materia (dico materia ciò che non è un alcunché di determinato in atto, ma un alcunché di determinato solo in potenza), in un secondo senso significa l'essenza e la forma (la quale, essendo un alcunché di determinato, può essere separata con il pensiero), e, in un terzo senso, significa il composto di materia e di forma»
Un terzo aspetto particolare del soggetto in Aristotele è che questi non è soltanto sostanza, il sostrato materiale delle cose ma poiché ad ogni materia è inevitabilmente connessa una forma, il soggetto-sostanza è "sinolo" (synolon), unione indissolubile di materia e forma: «Questo primo sostrato suole essere identificato in primo luogo con la materia, in secondo luogo con la forma e in terzo luogo con il composto di entrambe».
Il ribaltamento soggetto-oggetto inizia con Cartesio che pure mantiene una realtà sostanziale al pensiero soggettivo che definisca res cogitans, sostanza pensante. Ma poiché l’attività senziente viene concepita inizialmente come attributo del soggetto corporeo cui inerisce, «il termine soggetto è adoperato per designare, in genere, la coscienza e il pensiero, mentre il suo opposto passa a indicare la realtà che esiste in sé e che quindi è il termine cui il pensiero deve adeguarsi. Di conseguenza, nella stessa realtà si presenta come soggetto ciò che non si può pensare esistente se non in funzione del pensiero, e come oggettivo ciò che invece sussiste in sé indipendentemente dal suo essere conosciuto.»
Nel lessico moderno, allora, "soggetto" fa coppia con "oggetto": da una parte c'è qualcuno che pensa, vuole, accetta, respinge, desidera, teme, ecc. (soggetto); dall'altra, necessariamente, c'è qualcosa che è pensato, voluto, accettato, respinto, desiderato, temuto, ecc. (oggetto). Nell'Ottocento, "soggetto" assume una serie di nuovi significati come "interiorità", "libertà" o anche "umanità", in quanto contrapposte alla Natura ed alla cieca materia. Dualismi come libertà/necessità, Spirito/Materia, Uomo/Natura, si possono ricondurre a quello fondamentale soggetto/oggetto. Questo insieme di significati è relativamente recente. Oggi si potrebbe meglio parlare di "autocoscienza" o anche "mente" contrapposta a "realtà esterna".
Gli antichi
Nel pensiero antico, almeno tra i presocratici, l'interiorità come già accennato non viene contrapposta alla "realtà esterna": uomo e cosmo sono concepiti in stretta unità. Pertanto il primo pensiero greco non tematizza il soggetto. Il primo concetto filosofico, arché, indica il fondamento della legge naturale e di quella umana. Eraclito vede un'unica legge, un'armonia generale, operante nella natura e nella mente umana, il Lògos. Parmenide afferma che «lo stesso è pensare ed essere», ed «è necessario che il dire ed il pensare siano essere».
Per Anassagora il Noùs è l'intelletto che governa il cosmo e che, a livello umano, pensa ed agisce. In tutti questi casi non si ha una chiara distinzione tra soggetto ed oggetto.
I Sofisti occupano un posto a parte: essi rifiutano in generale il concetto di "realtà", verso la quale ostentano uno scetticismo o un relativismo che è la loro caratteristica peculiare, per concentrarsi sul mondo umano. Socrate prosegue con il suo celebre "so di non sapere" al quale viene riportata l'autocoscienza. La Natura è inconoscibile, ed il compito proprio del filosofo diventa: «conosci te stesso». La ricerca si orienta verso l'interiorità dove troviamo il concetto universale di bene e male, virtù e vizio, giusto ed ingiusto, ecc.
Con Platone il concetto diventa Idea, da sempre presente nell'Iperuranio, mondo trascendente eterno e divino. Platone afferma la separazione tra pensiero (le Idee) e materia (le loro copie sensibili), ma attribuisce realtà oggettiva solo alle Idee: viene confermata l'unità tra soggetto ed oggetto, tra pensiero e realtà, ma tale unità viene sottratta alla sfera propriamente umana. La vita individuale è sede della dòxa, apparenza ed errore, mentre solo l'anamnesi, ovvero la visione dell'essere ideale, porta alla Verità. Così la filosofia, dal punto di vista della dòxa, si presenta come "fuga dal mondo" ed "esercizio di morte".
Aristotele elabora un'ampia teoria sul soggetto, che coincide appunto con l'upo-kéimenon: è il substrato, il fondamento su cui "poggiano" le qualità accidentali (soggetto metafisico); è il soggetto grammaticale, di cui si dicono i vari predicati (soggetto logico). Aristotele afferma che «la sostanza pare che sia in primo luogo il soggetto di ogni cosa». Alla sostanza competono numerosi altri aspetti (potenza, atto, materia, forma, entelechia ecc.), a seconda del contesto; ma tutti questi aspetti o significati afferiscono a quello fondamentale, che è la sostanza come soggetto. Perciò il soggetto umano, nel senso moderno, è solo un caso particolare di sostanza e di soggetto.
Riassumendo la posizione greca: con l'eccezione dei Sofisti, si riteneva che nella realtà del Cosmo l'Uomo e la Natura costituissero una unità o un'armonìa, o un rapporto di tensione, dove un principio unico (arché) li univa, e dove in ogni caso la sostanza (ciò che è esterno alla nostra mente) prevale ontologicamente sul soggetto (la mente).
Dal Neoplatonismo al Rinascimento
Con il Neoplatonismo la coppia soggetto/oggetto si presenta a livello cosmico, dove il polo soggettivo della realtà (che si manifesta ovunque, dall'Uomo al mondo divino) è unito a quello oggettivo (Essere), ma sono entrambi subordinati al Principio unico o Uno, anzi sono derivati da esso per emanazione. L'autocoscienza umana, il «so di esistere» non è che un riflesso, una manifestazione particolare dell'autocoscienza dell'Uno, che anche Plotino chiama Noùs (Intelletto). Si ha di nuovo la coincidenza tra soggetto e oggetto e l'"assorbimento" dell'intelletto umano in una dimensione intellettiva universale.
Sulla scorta di Aristotele, nel Medioevo il soggetto assume un significato ‘oggettivo’: il soggetto del discorso, l'argomento di cui si parla. Questo uso è corrente nel mondo anglosassone (subject, sinonimo di matter). Nonostante le apparenze, nemmeno Agostino si oppone al realismo filosofico: il suo protagonista è sì l'anima, l'interiorità; ma, come per Platone, l'anima vive e pensa grazie all'illuminazione divina: il soggetto umano dipende in tutto da una Verità che lo trascende.
Col Cristianesimo si ha comunque ad una nuova concezione di Dio rispetto a quella greca: non più come entità impersonale, o semplice fondamento oggettivo della natura, ma come Soggetto vivo e pensante, di cui l'uomo è immagine e somiglianza. Nella disputa sugli universali, Tommaso d'Aquino prende posizione a favore del realismo, nel contesto tuttavia di un'autocoscienza del soggetto ricondotta alla trascendenza divina.
Su questa strada anche il Rinascimento descrive variamente l'interiorità come contatto con l'universale che si riflette nell'umano. Anima mundi (Ficino), Mens insita omnibus (Bruno), Intelletto (Cusano), sono espressioni e dottrine che esprimono quest'adesione del soggetto umano alla dimensione cosmica del Soggetto assoluto: l'uomo è un microcosmo che contiene in sé gli estremi opposti dell'universo, in quanto specchio dell'Uno dal quale proviene tutta la realtà. La natura partecipa di questa soggettività universale, essendo tutta viva e animata, non un meccanismo automatizzato ma abitata da forze e presenze nascoste.
La filosofia già da un secolo va annunciando in varie forme la "morte del soggetto". Il soggetto ha fatto da supporto alla Rivoluzione scientifica e poi all'Illuminismo ed in generale al periodo storico in cui l'Europa è stata (e si è messa) al centro del mondo. La Rivoluzione Copernicana esprime un ottimismo della ragione che oggi per molti aspetti è entrato in crisi. La filosofia e l'epistemologia contemporanee hanno in vari modi portato oltre la relazione soggetto/oggetto quale unico fondamento della conoscenza della Natura.
Spiegazione comuni complete secondo wiki [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]
Eroe per Caso- Risvegliato
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Re: Oggettivo e soggettivo
In brevi parole:
Oggettivo è ciò che esiste, già c'è, quindi e non deve essere dimostrato o mostrato, L'Oggettivo è perenne.
Soggettivo non è ne perenne ne esistente ma deve apparire, crearsi o essere creato, mostrarsi, e tramite un artificio di senso o contatto: essere considerato "esistente".
Oggettivo è ciò che esiste, già c'è, quindi e non deve essere dimostrato o mostrato, L'Oggettivo è perenne.
Soggettivo non è ne perenne ne esistente ma deve apparire, crearsi o essere creato, mostrarsi, e tramite un artificio di senso o contatto: essere considerato "esistente".
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